Adesso la vicenda del video della giudice di Catania Iolanda Apostolico finisce in un esposto alla Procura della Repubblica di Roma. A presentarlo sono i deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli e Filiberto Zaratti. Con alcuni quesiti a cui dare risposta: chi ha fatto quel filmato e chi l’ha consegnato a Matteo Salvini? Esiste al Viminale una banca dati che cataloga questi video di cittadini che prendono parte a eventi pubblici? E soprattutto: è stato commesso il reato di rivelazione ed utilizzazione di segreto d’ufficio?
“I video e i verbali della Digos della Polizia di Stato non sono pubblici e sono sottoposti al segreto amministrativo sottolineano tra l’altro i due parlamentari – e pertanto non sono accessibili a nessuno e tanto meno ad un Ministro della Repubblica italiana. Come è possibile che a distanza di 5 anni si riesca ad individuare in un video la presenza di una persona, che non ha precedenti penali, in una manifestazione? Esiste presso il ministero degli Interni una banca dati che cataloga i cittadini, anche incensurati, che hanno partecipato a manifestazioni o eventi, e che uso viene fatto di questi dati? Chi ha autorizzato l’eventuale consegna del video all’On. Matteo Salvini?’’.
Sono alcuni dei quesiti posti da Bonelli e Zaratti nell’esposto, che ripercorre la cronaca delle ultime ore: “In data 4 ottobre sui profili social dell’On. Matteo Salvini veniva pubblicato un video risalente al 25 agosto 2018 di una manifestazione presso il porto di Catania dove i partecipanti chiedevano lo sbarco di 190 migranti dalla nave della guardia costiera Diciotti che aveva attraccato il 20 agosto 2018. Al comandante della nave Diciotti il ministero degli Interni, guidato allora dall’On. Matteo Salvini, aveva negato l’autorizzazione per calare la passerella e far scendere i migranti della nave della guardia costiera italiana. Nel post sui social, in particolare X, dove è stato pubblicato li video, l’On Matteo Salvini commenta così: “Mi sembra di vedere alcuni volti famigliari”. Il riferimento è alla giudice lolanda Apostolico del tribunale civile di Catania.
“lI video in oggetto secondo quanto riportato dagli organi d’informazione sembrerebbe essere stato fatto da funzionari della Polizia di Stato e questa tesi sarebbe avvalorata dalla circostanza che chi filmava era dietro il cordone di polizia ed in altri video pubblicati nel sito online del Fatto Quotidiano, si trovava su una camionetta della Polizia di Stato’’. Se è valida la premessa, scrivono i due deputati verdi, allora bisogna capire come quelle immagini sono finite nella mani dell’attuale vicepremier: ‘’Se fosse confermato che il video pubblicato dall’On. Matteo Salvini è materiale proveniente dagli uffici della Polizia di Stato ci troveremmo di fronte ad un caso di rilevante gravità. Un video di oltre 5 anni fa viene riesumato ai fini non di evidenziare reati, perché se così fosse avrebbero dovuto essere perseguiti d’ufficio 5 anni fa, e reati non sono stati commessi in quella manifestazione, ma per diventare strumento in mano al segretario nazionale della Lega On. Matteo Salvini con lo scopo di alimentare uno scontro politico contro le decisioni assunte della magistratura e contro una parte delle forze politiche di opposizione’’.
Dopo aver ricordato che si tratta di video non pubblici, sottoposti al segreto amministrativo e non accessibili a un ministro, Bonelli e Zaratti pongono i quesiti già elencati. E chiedono di indagare su queste circostanze, citando l’articolo del codice penale per il quale è finito sotto inchiesta anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro nel caso Cospito: “Tutto ciò premesso, i sottoscritti nella loro qualità di deputati della Repubblica italiana segnalano i fatti e i comportamenti sopra illustrati alla Ill.ma Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma da Lei guidata, affinché si compiano tutte le necessarie indagini e all’esito ne venga valutata la eventuale rilevanza penale a partire dall’eventuale violazione dell’art.326 del codice penale, perseguendo i soggetti che ne dovessero risultare responsabili, per tutti quei reati che nei fatti esposti dovessero essere ravvisati”.
L’articolo di Tommaso Ciriaco e Giuliano Foschini su la Repubblica