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Nadef, Zanella: senza coraggio, di certo c’è solo il deficit

“La Nadef 2023 annuncia generici obiettivi programmatici senza avere il coraggio di politiche adeguate alla pesante realtà economica. E’ certo che ci indebitiamo per il 5,3% del PIL per il 2023, 4,3% nel 2024, al 3,6% nel 2025 e al 2,9% nel 2026; e che gli interventi previsti dal PNRR rappresentano la sola misura anticiclica su cui può fare affidamento l’economia italiana”. Lo dice la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Luana Zanella la quale spiega: “Preoccupa la contrazione brutale della spesa pubblica: in media 10% nel triennio 2023-2026 nei settori della sanità e della conoscenza, per la spesa sanitaria si ve verso un consistente definanziamento; non è previsto nulla per la P.A. è afflitta da una grave forma di precariato diffuso contando un esercito di precari, 100.000 solo nelle funzioni centrali che lavorano con contratti a tempo; per i settori Istruzione e Ricerca la Nadef 2023 non solo non prevede alcun investimento, ma programma un’ulteriore flessione della spesa che per la sola scuola è nell’ordine dello 0,3%; anche sul fronte previdenziale, archiviati i proclami elettorali di superamento della legge Fornero, le uniche risorse che si profilano saranno destinate all’anticipazione per l’anno in corso dell’adeguamento Istat delle pensioni previsto per il 2024; riguardo al settore della mobilità, la Nadef non prevede nulla per quella sostenibile e per il trasporto pubblico, tanto da non far riferimento neanche al fantomatico Ponte sullo Stretto di Messina; nulla o poco la transizione energetica e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, mentre si continua a prevedere l’uso delle fonti energetiche climalteranti, la realizzazione dei rigassificatori, le iniziative internazionali per far diventare l’Italia l’hub europeo per il gas, promettendo trionfalisticamente di riuscire tra cinque anni a smistare al resto dei partner della Ue sino 60 miliardi di metri cubi di gas e forse anche di più; ignorata la questione pressante dei cambiamenti climatici. Noi abbiamo presentato una nostra risoluzione che chiede un pacchetto di impegni sui fronti sociali e ambientali più urgenti individuando risorse, tra l’altro, per: rinnovi contrattuali del pubblico impiego, assunzioni straordinarie nella Sanità, flessibilità pensionistica in uscita, dai 62 anni di età o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica; l’avvio con le parti sociali della riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione anche a carattere sperimentale; sul fronte fiscale: un’imposta ordinaria sostitutiva unica e progressiva sui grandi patrimoni e maggiore progressività dell’imposta personale sui redditi ulteriori aliquote per gli scaglioni di reddito che superano i 100.000 euro annui e il contrasto all’evasione; il divieto di qualsiasi accordo di vantaggio fiscale preventivo tra fisco ed imprese multinazionali (c.d tax ruling); un livello minimo di imposizione fiscale effettiva pari al 20 per cento per i gruppi multinazionali di imprese e i gruppi nazionali con un fatturato complessivo pari ad almeno 750 milioni di euro in base al bilancio consolidato; impegno per estendere l’obbligo scolastico e potenziale gli insegnanti; sul fronte del trasporto e della mobilità a promuovere quella sostenibile e riconsiderare il progetto del Ponte sullo Stretto; sul fronte della transizione ecologica e della lotta ai cambiamenti climatici a dotarsi di un quadro generale che definisca, politiche, azioni e risorse per far fronte alla crisi climatica e a istituire un Fondo sociale per clima”.