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Meloni, Bonelli: Del Mastro, La Russa e Santanché tre spiegazioni che non spiegano nulla

“Giorgia Meloni chiede che la politica resti fuori dalle vicende giudiziarie, spiegando che non c’è nessun attacco alla magistratura. Peccato che dimentichi di dire che l’attacco ai magistrati è partito da una nota denominata Fonti di Palazzo Chigi in cui si denunciava la stessa magistratura ‘di svolgere un ruolo attivo di opposizione’, e di aver inaugurato ‘anzitempo la campagna elettorale per le europee’ e da ben due note del ministero della Giustizia, riferibili a ‘fonti di Via Arenula’, nelle quali si sosteneva che il caso Delmastro imponesse una riforma dell’istituto dell’imputazione coatta e si citava il caso Santanchè per sostenere l’urgenza di una riforma dell’iscrizione del registro degli indagati e dell’informazione di garanzia. Tre note che aprivano lo scontro con la magistratura.” Così, in una nota, il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, che prosegue:

“Per Meloni il giudice non puo’ sostituirsi ai Pm come nel caso Del Mastro, ma si dovrebbe far spiegare dai suoi consiglieri giuridici che l’ordinamento processuale italiano prevede l’imputazione coatta ad opera del GIP. Sulla vicenda Santanché lo ha definito ‘un caso complesso’, in realtá è un caso di furbizia conclamata e sarebbe molto semplice per lei chiedere le dimissioni della stessa ministra.”

“Per quanto riguarda il caso La Russa, non puó certo liquidarlo con il fatto che lo capisce come padre, giustificando il suo non voler intervenire sulla vicenda. Perché stiamo parlando del Presidente del Senato. La Meloni perché non chiede al numero due del partito di FDI e seconda carica dello stato di consegnare ai magistrati il telefono del figlio che trovandosi nella sua casa non può essere sequestrato dai magistrati?” conclude