Monta la protesta dei lavoratori che hanno deciso di rientrare in Italia, dopo la decisione del governo di tagliare le agevolazioni ai rimpatriati e di cambiare, dall’oggi al domani, una norma sulla quale migliaia di persone avevano fatto affidamento. E’ Matteo, che da pochi mesi ha ricominciato a lavorare in Italia, a raccontare al deputato Francesco Emilio Borrelli le difficoltà di tanti connazionali che si sono visti cambiare la norma all’improvviso: “Chi ha deciso di tornare a lavorare in Italia, come me, non lo ha fatto certo oggi, ma diversi mesi fa, facendo le proprie valutazioni sulla base delle leggi vigenti. Cambiare adesso questa norma rappresenta un grave danno per tantissimi lavoratori, magari costretti a cambiare nuovamente i propri piani di vita e le proprie scelte. Sarebbe utile prevedere un periodo cuscinetto, che sposta l’entrata in vigore della nuova norma, così come accaduto in Belgio o in Olanda. Accanto a questo vanno modificati i criteri, ovvero non si può considerare soltanto la residenza fiscale del lavoratore, che deve essere in Italia a partire dal 2024, ma anche quella anagrafica. Queste due piccole modifiche sarebbero utili a salvaguardare migliaia di lavoratori”.
A manifestare il proprio dissenso contro la modifica prevista dal governo è anche il Gruppo Controesodo, nato nel 2015 e impegnato a rappresentare la comunità dei lavoratori che si trasferiscono in Italia, che in un comunicato stampa scrive: “L’idea del Governo è di sostituire l’attuale regime con una nuova misura, tuttavia i potenziali beneficiari della nuova norma saranno pochissimi mentre il danno d’immagine e di reputazione per il Paese sarà enorme, spazzando via quanto faticosamente costruito nel corso degli anni. Le misure del DL Crescita sugli impatriati sono nate da un confronto con i nostri connazionali all’estero, portando ad una legge innovativa che stava dando risultati tangibili a costo zero”.
“Trovo irragionevole il cambio di una norma che andava nella direzione giusta – ha commentato Borrelli – Questo governo parla tanto di contrasto alla fuga dei cervelli e poi, alla prova dei fatti, si tira indietro, tagliando gli incentivi fiscali a chi torna in Italia per lavorare, a chi vuole contribuire al Pil nazionale e alla crescita demografica. Ma prima di discutere nel merito bisogna dare certezza ai lavoratori. Chi aveva già avviato il proprio trasferimento in Italia basandosi, sulla norma precedente, non deve essere tagliato fuori dalla modifica apportata dal governo”. Queste le parole del Deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli.