“Con un blitz ad agosto, il governo Meloni fa un regalo alle grandi compagnie di telecomunicazioni, prevenendo all’art. 7 del Decreto Asset in approvazione domani al Consiglio dei Ministri una norma che alza i limiti dagli attuali 6 V/m. Le società di telecomunicazioni hanno chiesto al governo di portarli a 61 V/m, 10 volte di più di quelli attuali, con una densità di potenza 100 volte maggiore. È una scelta pericolosa da parte del governo, poiché per digitalizzare l’Italia bastano gli attuali 6 V/m.”
Così in una nota Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e deputato di AVS, che prosegue:
“Non esiste nessun motivo per innalzare il valore di attenzione per i campi elettromagnetici generati dalle alte frequenze se non quello economico, da parte delle società di telecomunicazioni che, dopo aver acquistato dallo Stato le licenze per il 5G, vogliono risparmiare sugli investimenti delle infrastrutture. Il decreto del governo Meloni risponde esclusivamente agli interessi delle grandi compagnie delle telecomunicazioni, ma si rivela potenzialmente pericoloso per la salute della popolazione. Con questa norma, le società di TLC che operano in Italia eviteranno di fare investimenti per 4 miliardi che avrebbero consentito di mantenere gli attuali limiti di 6 V/m, e le attuali antenne potranno trasmettere segnali con una potenza maggiore, soprattutto nei momenti di picco della giornata.”
“Il monitoraggio ambientale degli effetti dei campi elettromagnetici – spiega l’ecologista – viene affidato alla Fondazione Bordoni, di cui una parte dei componenti ha avuto rapporti di lavoro con le società di telecomunicazione e la quale ha avuto negli anni passati finanziamenti e convenzioni con le società di telecomunicazioni. Il governo, assegnando alla Fondazione Bordoni il monitoraggio degli effetti ambientali, esclude ISPRA e ISS, l’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale e l’Istituto Superiore di Sanità.”
“La Monografia 102 del 2013 dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione definisce i campi elettromagnetici a radiofrequenza come “possibilmente cancerogeni per l’uomo” sulla base di una corposa serie di studi sul rischio di tumore cerebrale per gli utilizzatori di telefoni cellulari, ritenendo “credibile” questa relazione di causa ed effetto.
La soluzione é finanziare una ricerca indipendente, epidemiologica e sperimentale, sulle onde millimetriche del 5G a 26 GHz, finalizzata ad approfondire i possibili impatti sulla salute,” conclude